lunedì 3 ottobre 2011

Anche i portoghesi incazzati. In strada una marea che sa di libertà.

Si protesta ormai quasi ovunque, non si ricorda a memoria d'uomo un tale ribollir di popolo che vuole riprendersi la libertà, i diritti, la vita, e mandare a pedate in culo governi e governanti (tutti, di tutti i partiti). Anche in Portogallo la gente è scesa in strada, sabato scorso, indignati, incazzati. 130.000 solo a Lisbona, 50.000 a Porto, marciano e urlano contro la precarietà, contro lo Stato-vampiro che ha imposto un duro regime di austerity. Attenzione a questa parola 'austerity', perché? I media non parlano gran che delle proteste portoghesi (non ancora), ma quando gli tocca farlo usano la parola 'austerity' in modo di far distinguere le proteste del Portogallo dal resto degli incazzati d'Europa. Sono furbi i media. Tu chiamala pure austerity, dagli un altro nome rispetto alle altre proteste, ma alla base ci sono gli stessi motivi e lo stesso malcontento comune a tutti i popoli oppressi dal sistema, dal capitalismo che sta crollando miseramente e vuole risanarsi succhiando il sangue ai popoli. E' la stessa protesta ovunque: indignados vari, 'Occupy Wall Street', 'London Calling', ecc.
Gli Stati sono falliti, le persone no, quelle mai, le persone travolgeranno tutto, sono vitali, stanno imparando a capire che non bisogna mai più delegare il potere, la vita. Non ci sono bandiere di partito in queste proteste europee, mancano totalmente in Spagna, le bandiere ci sono solo in Italia, Paese che perciò vedrà la sua liberazione con grave ritardo (se la vedrà), solo dopo che tutti gli altri popoli si saranno emancipati e autogovernati.

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