domenica 21 marzo 2010

Zefiro torna e 'l bel tempo rimena

Zefiro è vento di primavera, vento di vita, di risveglio della Natura. Questo è il giorno dell'inizio della primavera. Utilizzando le mie seppur limitate conoscenze musicali, vorrei celebrare questo risveglio con un madrigale che io ritengo essere uno dei più commoventi della produzione di Claudio Monteverdi. Lo dedico ad ognuno di voi e, perché no, anche a questa Italia avvilita e vessata, perché possa rinascere nella fratellanza e nella giustizia uguale per tutti.
Per poter godere appieno di questo brano, sento la necessità di scrivere una breve spiegazione. Anzitutto occorre dire che il testo è una poesia di Francesco Petrarca, tratta dal suo 'Canzoniere'. Monteverdi volle riprendere questa poesia per musicarla nei primi anni del Seicento. Ora, dal momento che la caratteristica del madrigale è quella di 'far vedere' il racconto poetico (perciò il madrigale fu una rivoluzione, tra '500 e '600), qui Monteverdi ha creato un vero film.
La storia raccontata dal Petrarca è suddivisa in due tempi distinti. La prima parte della poesia descrive con gioia il risveglio della Natura, ogni cosa si muove per amore, tutto è vitale. La seconda parte è molto triste poiché, mentre tutto rinasce e gioisce, il poeta pensa alla sua defunta Laura e non ha neppure il modo di condividere tutto quell'amore intorno che vive.
Una forte contrapposizione di stati d'animo che Monteverdi ha saputo descrivere mirabilmente in musica, poiché anch'egli, avendo perduto la sua donna, ha condiviso lo stesso dolore di Petrarca. Perciò, il brano inizia gaio e si può anche percepire la carezza di Zefiro, ma al minuto 1:12 Monteverdi rallenta tutto, allunga le note, intristisce l'ascoltatore, fino a giungere al minuto 2:17, in cui le voci compiono un miracolo di intrecci e di dissonanze meravigliose e coinvolgenti. (Quando la poesia diventa musica viva. Quando due veri artisti s'incontrano, al di là di ogni tempo).

Il testo
Zefiro torna, e 'l bel tempo rimena,
e i fiori e l'erbe, sua dolce famiglia,
et garrir Progne et pianger Filomena,
e primavera candida e vermiglia.


Ridono i prati, e 'l ciel si rasserena;
Giove s'allegra di mirar sua figlia;
l'aria e l'acqua e la terra è d'amor piena;
ogni animal d'amar si riconsiglia.

Ma per me, lasso, tornano i più gravi
sospiri, che del cor profondo tragge
quella ch'al ciel se ne portò le chiavi;

e cantar augelletti, e fiorir piagge,
e 'n belle donne oneste atti soavi
sono un deserto, e fere aspre e selvagge.

Il video (audio basso, si consiglia di alzare il volume)

2 commenti:

yellow ha detto...

son appena tornato da Pienza dove mi sono estasiato nel vedere il palazzo Piccolomini, gioiello rinascimentale.
passeggiata con vista sulla Toscana più bella , la vallata dell Orcia.
proseguo con altri gioielli sul tuo blog.....che altro mi manca..un Lucano???
buona primavera!

coscienza critica ha detto...

Bella Pienza. Davvero un gioiello (ssst, non diciamolo forte, sennò Berlusconi se lo vende).
:-))